AL LIMITE ESTREMO

Il vagabondare di Marlow in Heart of Darkness di Conrad ci porta sulla “soglia”.
Ci conduce nello spazio che è contiguo alla vita e alla morte, alla luce e al buio.
Seduto sull’estrema poppa di una barca, ancorata alle foci del Tamigi, il suo sguardo si rivolge da un lato verso le luci della città e dall’altro si apre nell’oscurità “delle molte vie”.
Sarà una di quelle vie a condurlo poi alle frontiere della notte, ai limiti del buio, all’orrore di Kurtz.
In quella posizione di frontiera egli racconta di quando ha osato il limite estremo, di quando si è fermato ad un passo dalle tenebre.
Marlow sa che dentro l’orizzonte vi è il mistero e che nel vortice di quel buio c’è la luce di una conoscenza a cui dovrà essere fedele.
In Marlow dimora la mescolanza.
Egli è l’uomo che può attingere alla luce rimanendo contiguo ed inseparabile dal buio.

Anche Fink ci porterà in questa mescolanza parlando dell’uomo eracliteo.
Vivere la morte, morire alla vita.
Nel pensiero eracliteo c’è quella mistura, che ritroviamo anche in Pasternàk, fra i percorsi della sofferenza e la città con le sue luci viste attraverso il vetro.
A queste forme di pensiero è connessa una “felicità tragica”: una felicità che non si dà nella rimozione della luce o dell’ombra oppure nell’eliminazione di uno dei due contendenti, ma in una forma di sovrabbondanza che li contiene.
Ed è nello spazio del limite che si produce quell’atopia in cui questa sovrabbondanza è possibile e dove, come ha scritto Simone Weil, si può avere una più completa misura del mondo.

TOWARDS THE EXTREME LIMIT

The travels of Marlow, in Conrad’s Heart of Darkness, lead us to the “threshold”. They plant us in a space that is contiguous to life and death, to light and darkness. Sitting on the stern of a ship anchored in the lower Thames, his gaze turns, on the one hand, towards the city lights, and to the darkness of the “many roads” on the other. And it was to be one of these roads that led him to the frontiers of the night, to the limits of darkness, to Kurtz’s horror.
There at the frontier he tells of how he challenged the extreme limits, how he stopped at a step from darkness.
Marlow knows that inside the horizon there is a mystery and that in the vortex of the darkness there is the light of a knowledge to which he should remain faithful.
Blending lives within Marlow.
He is a man who can draw on light while remaining near to, yet separate from, the dark.

Fink too will lead us towards this blending when speaking about Heraclitus. About experiencing death, dying from life.
In the philosophy of Heraclitus there is a mixture, which we also find in Pasternak, between the paths of suffering and the city with its lights glimpsed through windows.
A “tragic happiness” is connected to these forms of thought: a happiness that is not shown by the removal of light or shadow, or even by the elimination of both, but by the overabundance that contains them.
And it is within limits that atopia is produced; it is here that overabundance becomes possible and where, as Simone Weil has written, we can have a more complete idea of the world.